Ricordati in un convegno con foto, testimonianze, aneddoti, sorrisi e rimpianto monsignor Salvatore Baviera, Vincenzo Giberti e Olinda Tamburini nel centenario della loro nascita – Il ruolo del Club.
Un pomeriggio nel segno del ricordo, della riconoscenza, dell’approfondimento della nostra storia più recente e anche un impegno per il presente e il futuro che non riguarda solo i più anziani. Può essere forse questa la sintesi del convegno dal titolo evocativo – “Quel formidabile Trio” - che si è svolto al cinema don Zucchini il 12 aprile scorso e che ho avuto il piacere di ideare e poi coordinare insieme all’amico Adriano Orlandini.
Il Trio di cui parliamo è composto da autentici protagonisti della vita centese del Dopoguerra e che hanno operato intensamente incidendo in profondità sulla vita locale: monsignor Salvatore Baviera, la signorina Olinda Tamburini e l’avvocato Vincenzo Giberti.
Il tutto promosso dal Centro culturale Città di Cento, presieduto da Gianni Fava che ha aperto i lavori sottolineando che proprio questa associazione è il filo che unisce i tre personaggi in quanto ne furono i fondatori. Il nostro club ha sostenuto in vario modo la bella iniziativa ricordando che Giberti fu un socio, monsignor Baviera socio onorario e “Paul Harris” così come Olinda Tamburini.
Tre ore di testimonianze, letture, commenti di immagini fotografiche, sorrisi e momenti anche di commozione per i tanti che hanno preso parte all’evento.
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Si è proceduto a blocchi iniziando da Monsignor Salvatore Baviera (1925 – 2016). Orlandini ha raccolto e commentato le foto proiettate in sala (così anche per gli altri due personaggi); immagini suggestive e illustrative di momenti particolari della sua pastorale e della sua vita. Un po’ di…movimento con la riproposizione (grazie anche a Giancarlo Mandrioli) dell’intervista che gli feci per il Carlino, con un monsignore lucidissimo, ilare e propositivo nel dopo sisma. Poi, come si diceva, ecco le testimonianze dirette: Tiziana Contri ha sottolineato il fortissimo contributo culturale offerto da Baviera al territorio grazie, anche, al Centro studi Baruffaldi. Cristina Grimaldi Fava ha ricordato l’impulso straordinario che diede sul fronte artistico ideando, organizzando e suggerendo eventi di altissimo livello e di fatto promuovendo la nascita dell’Associazione imprenditori centesi per la cultura da decenni punto di riferimento rilevantissimo per il settore. Sergio Gallerani ha poi parlato di Monsignore nella sua attività parrocchiale e nel mondo del volontariato e delle confraternite a cominciare da quella del Rosario. Gli ultimi anni di Baviera sono stati narrati, anche con aneddoti, da Luisa Cassani Orlandini che insieme alla compianta Roberta Contri gli è stata vicino. Gianni Fava ha posto in luce il ruolo che ebbe Monsignore quale benemerito fondatore della Benedetto basket: sport ma anche socialità, occasione di crescita per i ragazzi. Molto interessante, infine, anche l’intervista filmata di Antonia Grasselli che ha ricordato i momenti più significativi dell’attività di Monsignore in Curia e anche il suo rivendicare Cento quale “luogo di sperimentazione”.
”E’ stato un realizzatore, aveva una grande determinazione e tanto buon senso che gli indicava chiaramente ciò che si poteva fare e cosa no; era bonario e pacato, rifuggiva dagli estremismi, sapeva ascoltare e soprattutto conciliar. Non l’ho mai visto arrabbiato. Talvolta si scontrava con settori della Curia. Lo sconforto non faceva parte del suo carattere. Celebre la sua frase: “Ma noi a Cento siamo più avanti”, Cento era infatti la sua casa ma anche il laboratorio dove ha potuto sperimentare le sue idee, nell’ambiente sociale e religioso dove si trovava. Era il suo punto di forza”.
Si è poi parlato di Vincenzo Giberti (1923–2018) presidente della Cassa di Risparmio di Cento e della sua Fondazione, uomo politico, oltre che avvocato. Una vita intensa, la sua, di grande vicinanza alla città, nel segno della gestione del potere ma certamente anche del servizio e con una constatazione inattaccabile: non si è mai arricchito quando avrebbe potuto farlo visti i tempi nei quali ha vissuto, caratterizzati da una politica non esattamente sobria, diciamo così. Fu un prezioso propulsore di iniziative. Anche in questo caso, prima sono state proiettate le foto raccolte da Orlandini (molte “targate” CariCento ovviamente) e poi, in collaborazione con Giancarlo Mandrioli, è stata letta una mia “antica” intervista al presidente, anch’egli ironico e lucidissimo nonostante i novant’anni. Giberti non era un uomo di finanza, ha ricordato l’ex direttore generale Alberto Cilloni ma rispettava le funzioni tecniche lasciando a queste le attività che le competevano. E quando chiedeva, lo faceva sottovoce. Ha guidato la banca in due tranche per 25 anni, negli anni d’oro. Forte la crescita, anzi l’espansione. Ricoprì per due anni, in contemporanea, anche la carica di presidente della Fondazione, nata all’inizio degli anni ’90. Con l’ ing. Cesare Capatti esce soprattutto il Giberti uomo politico, un democristiano (area dorotea e cristoforiana), fino al midollo si potrebbe dire, nato però liberale e trasformatosi, dopo il tramonto dello scudo crociano, in esponente di Forza Italia, dunque una sorta di ritorno alle origini. Uomo di mediazione, era sempre pronto a trovare una soluzione di compromesso. Litigare non gli piaceva proprio. Anche Mauro Cremonini lo conobbe molto bene sia come professionista venendo chiamato più volte a ricoprire ruoli di primo piano in banca e fondazione, sia come amico personale. Fabrizio Toselli, infine, ha portato una testimonianza filmata circa la sua vicinanza e amicizia a un Giberti ormai anzianissimo che spostò il suo studio dallo storico ufficio di palazzo Rusconi a quello del giovane amico allora sindaco di Sant’Agostino, entrambi militanti berlusconiani.
Terzo e ultimo personaggio della giornata è stata Olinda Tamburini (1924 - 2015), un’altra grande del dopoguerra centese; donna assolutamente votata al servizio, con una fede straordinaria e al contempo tanta energia e capacità manageriale. Come nel caso di Giberti, spesso cedeva il ruolo tecnico a chi conosceva meglio la materia ma sapeva gestirne l’attività indirizzandola. Belle e suggestive le foto raccolte da Orlandini anche in collaborazione con l’amica Annalena Cristofori che hanno di fatto ripercorso i suoi momenti “politici” più importanti: al vertice di Petroniana viaggi della Curia di Bologna, alla presidenza dell’ospedale, in Fondazione CariCento, in Consiglio comunale e alla presidenza del Centro culturale città di Cento che fondò con gli altri membri del “trio” e dette vita alla radio (diretta dal compianto Ennio Esposito) e al mensile il Centone (con il sottoscritto e Salvatore Amelio). Non avendole mai fatto un’intervista, ho riproposto in sala l’articolo che scrissi in occasione del suo funerale, molto partecipato. Poi le belle testimonianze di Mauro Cremonini (un professionista che volontariamente ha sostenuto con grandi capacità e continuità il Centro culturale), Giorgio Garimberti (incontrò Olinda alle prime uscite politiche), Sergio Gallerani (molte esperienze comuni: in parrocchia, in ospedale, nel volontariato…), Giovanni Pirani (la Petroniana viaggi e non solo), Diego Buriani (il pensionato Cavalieri) e il bel ricordo personale di Antonio Diozzi giovane amico di famiglia. Alberto Lazzarini